mercoledì 4 luglio 2012

Amor cortese







L'amor cortese è un termine creato dal critico francese Gaston Paris nel 1883 per indicare la concezione filosofica, letteraria e sentimentale del concetto dell'amore, all'epoca del trobar dei poeti nelle corti provenzali, e si basa sul concetto che solo chi ama possiede un cuore nobile.
Il concetto di amor cortese appare per la prima volta nel corso del
XII secolo nella poesia dei lirici provenzali che scrivono in lingua d'oc, tuttavia avrà fortuna anche nella letteratura del nord della Francia e sopravviverà nel tempo tramite il "dolce stil novo" dantesco.
L'amor cortese del trobador è un sentimento capace di nobilitare e affinare l'uomo. Nasce come un'esperienza ambivalente fondata sulla compresenza di desiderio erotico e tensione spirituale. Tale "ambivalenza" è detta mezura, cioè la "misura", la giusta distanza tra sofferenza e piacere, tra angoscia ed esaltazione.
Per questa ragione, anche, esso non può realizzarsi dentro il matrimonio, e l'amor cortese è quindi adultero per definizione. Esso è desiderio fisico. Si instaura fra la dama e l'amante un rapporto d'amore esclusivo, così come il poeta deve rivolgersi ad una sola dama, essa deve accettare al suo servizio non più di un amante. Nel caso in cui una delle due parti trasgredisse, allora il rapporto può cessare.
Per l'amante il marito non è assolutamente un pericolo, mentre per questi un pericolo si rivela quella cerchia di uomini che si trovano nella sua stessa posizione di "amante cortese", poiché essi tenteranno in ogni modo di infangarlo.
Gli elementi caratterizzanti l'amor cortese sono:
  • Il culto della donna, vista dall'amante come un essere sublime, irraggiungibile. In certi casi anche divino.
  • L'inferiorità dell'uomo rispetto alla donna amata, l'amante si sottomette completamente e obbedisce alle volontà della donna. Tale rapporto fra i due sessi è definito "servizio d'amore". L'amante presenta il suo omaggio alla donna e resta in umile adorazione di fronte a lei.
  • L'amore inappagato,cioè l'amante non chiede nulla in cambio dei suoi servigi. Non si tratta però di amore spirituale, platonico, anzi si presenta con note sensuali.
  • La gioia, o meglio una forma di ebbrezza ed esaltazione, di pienezza vitale, formata dall'amore impossibile, che però genera insieme anche sofferenza, tormento.
  • L'amore adultero, che si svolge al di fuori del vincolo coniugale: addirittura, si teorizza che nel matrimonio non possa esistere veramente "amor fino". Il matrimonio, infatti, spesso era un contratto stipulato per ragioni dinastiche o economiche. Il carattere adultero dell'amore esige il segreto, che tuteli l'onore della donna: per questo il suo nome non viene mai pronunciato dai poeti.
  • Il conflitto tra amore e religione, scaturito dal culto per la donna divinizzata con il culto per Dio; inoltre la Chiesa condanna notoriamente il peccato dell'adulterio.
Origini del termine
La definizione originaria dell'amour courtois ("amor cortese") venne data da Gaston Paris nel suo articolo del 1883, "Études sur les romans de la Table Ronde: Lancelot du Lac, II: Le conte de la charrette", un trattato che esamina il Lancillotto o il cavaliere della carretta (1177) di Chretien de Troyes. Paris afferma che l'amour courtois era un'idolizzazione e una disciplina nobilitante. L'amante (idolatra) accetta l'indipendenza della sua amante e cerca di rendersi a lei meritevole, agendo con coraggio e con onore (nobilmente) e facendo tutto ciò che è in suo potere per realizzare i desideri di lei. La soddisfazione sessuale, dice Paris, non può essere una meta o un risultato da conseguire, in quanto l'amore non può essere interamente platonico, dato che si fonda sull'attrazione sessuale.
Sia il termine che la definizione di Paris vennero presto ampiamente accettati e adottati. Nel 1936 C. S. Lewis scrive The Allegory of Love consolidando ulteriormente l'amor cortese come un
« ... amore di un genere altamente specializzato, le cui caratteristiche definibili possono essere: umiltà, cortesia, adulterio e religione dell'amore. »

Successivamente, gli storici come D. W. Robertson negli anni '60, e John C. Moore e E. Talbot Donaldson negli anni '70, si dimostreranno critici rispetto al termine in quanto invenzione moderna, e Donaldson stesso lo definirà "il mito dell'amor cortese" (The Myth of Courtly Love), dato che non è sostenuto nei testi medievali. Anche se il termine "amor cortese" appare solo in una unica poesia provenzale esistente (come cortez amors in una lirica del tardo secolo XII secolo di Peire d'Alvernhe), esso è strettamente imparentato con il termine fin'amor, che appare di frequente nel provenzale e nel francese, come pure in tedesco (tradotto come hohe Minne). Per di più, altri termini e frasi associati a "cortesia" e ad "amore" sono comuni in tutto il periodo medievale. Anche se Paris usava un termine che aveva scarsa approvazione da parte della letteratura contemporanea, esso non era un neologismo e torna utile comunque nella descrizione di una particolare concezione dell'amore e incentrandosi inoltre sulla cortesia che ne era la sua essenza.
Storia
La pratica dell'amor cortese viene a svilupparsi nella vita di corte di quattro regioni: Aquitania, Provenza, Champagne e Borgogna, pressappoco al tempo della prima crociata (1099) dall'Aquitania, Eleonora portò gli ideali dell'amor cortese prima alla corte di Francia, poi in Inghilterra, dove fu regina di due re. Sua figlia Maria, contessa di Champagne portò il comportamento cortese alla corte del conte di Champagne. L'amor cortese trova la sua espressione nelle poesie liriche scritte dai trovatori, come Guglielmo IX, duca d'Aquitania (1071–1126), uno dei primi poeti trovatori.
I poeti adottarono così la terminologia del feudalesimo, dichiarandosi vassalli della donna e rivolgendosi a lei con l'appellativo lusinghiero di midons (mio signore), una specie di nome in codice in modo che il poeta non ne rivelasse il nome. Il modello trobadorico della donna ideale era la moglie del suo "datore di lavoro" o signore, una donna di un rango più elevato, di solito la ricca e potente padrona del castello. Quando il marito era lontano per la crociata o altri affari, lei gestiva gli affari amministrativi e culturali; talvolta questo succedeva anche quando il marito era a casa. La donna era ricca e potente e il poeta dava così voce alle aspirazioni della classe cortigianesca, in quanto solo coloro che erano nobili potevano cimentarsi nell'amor cortese. Questo nuovo tipo di amore vedeva la nobiltà non in base alla ricchezza e alla storia della famiglia, ma nel carattere e nelle azioni, e quindi faceva appello ai cavalieri più poveri che vedevano così una strada aperta per progredire.
Poiché a quel tempo il matrimonio aveva poco a che fare con l'amore,[6] l'amor cortese era anche un modo per i nobili di esprimere l'amore non trovato nel loro matrimonio.[7] Gli "amanti" nel contesto dell'amor cortese non facevano riferimento al sesso, ma piuttosto all'agire emotivo. Questi "amanti" avevano brevi appuntamenti in segreto, che si intensificavano mentalmente, ma mai fisicamente.[8] Le regole dell'amor cortese vennero codificate in quell'opera altamente influente del tardo secolo XII che è il De Amore di Andrea Cappellano, dove si legge per es. che...
- "il matrimonio non è una vera scusa per non amare",
- "colui che non è geloso non può amare",
- "nessuno può essere legato a un doppio amore" e
- "quando si rende pubblico un amore raramente dura".
 

Influenza andalusa e islamica
Molte delle convenzioni in merito all'amor cortese possono essere rintracciate in Ovidio, attraverso Andrea Cappellano, ma non è plausibile che possano tutte essere riconducibili a questa origine. Nel periodo moderno, considerazioni riguardanti l'amor cortese spesso fanno capo all'ipotesi araba, posta in qualche modo quasi dall'inizio del termine "amor cortese". Una fonte proposta per il confronto è rappresentata dai poeti arabi e dalla poesia della Sicilia e della Spagna musulmane e dal contatto più esteso dell'Europa con il mondo islamico.
Dato che pratiche simili all'amor cortese erano già in auge in al-Andalus e altrove nel mondo islamico, è molto verosimile che queste influenzassero gli europei cristiani. Guglielmo d'Aquitania, per esempio, era coinvolto nella prima crociata e nella Reconquista in corso in Spagna, talché egli avrebbe avuto un contatto decisamente esteso con la cultura islamica.
Secondo G. E. von Grunebaum, ci sono diversi elementi che si sviluppano nella letteratura araba. Le nozioni dell'"amore finalizzato all'amore" e dell'"esaltazione della donna amata" vengono fatti risalire alla letteratura araba del IX e X secolo. La nozione dell'amore come "potenza che nobilita" viene sviluppata nell'XI secolo dallo psicologo persiano e filosofo, Ibn Sina (conosciuto come "Avicenna" in Europa), nel suo trattato Risala fi'l-Ishq (Trattato sull'amore). L'elemento finale dell'amor cortese, il concetto di "amore come desiderio che non può mai essere appagato", era a volte implicito nella poesia araba, ma viene per la prima volta sviluppato in forma dottrinale nella letteratura europea, in cui tutti e quattro gli elementi dell'amor cortese venivano ad essere presenti.
Secondo un argomento delineato da Maria Rosa Menocal, in Il ruolo arabo nella storia della letteratura medievale, nella Spagna dell'XI secolo sarebbero apparsi un gruppo di poeti girovaghi i quali andavano di corte in corte, talvolta giungendo nelle corti cristiane della Francia meridionale, una situazione strettamente rispecchiante ciò che sarebbe successo nella Francia meridionale quasi un secolo più tardi. I contatti tra questi poeti spagnoli e i trovatori francesi erano frequenti. Le forme metriche usate dai poeti spagnoli erano simili a quelle usate successivamente dai trovatori.
Analisi
L'analisi storica dell'amor cortese presenta discrepanze tra le varie scuole. Quel genere di storia che guarda l'alto medioevo come dominato da una teocrazia prude e patriarcale, vede l'amor cortese come una reazione "umanistica" alle idee puritane della chiesa cattolica. Nel linguaggio degli studiosi che appoggiano questa opinione, l'amor cortese è serbato per la sua esaltazione della femminilità come forza morale, spirituale e nobilitante, contrariamente allo sciovinismo corazzato del primo e secondo stato. La condanna dell'amor cortese all'inizio del XIII secolo da parte della Chiesa in quanto eretico, viene visto da questi studiosi come il tentativo di reprimere questa "ribellione sessuale".
Tuttavia, altri studiosi notano che l'amor cortese era certamente legato agli sforzi della Chiesa di civilizzare i rozzi codici feudali germanici del tardo XI secolo. Si è inoltre suggerito che la prevalenza di matrimoni combinati richiedeva altri sbocchi, dovuti a un'esigenza di espressione più personale e romantica dell'amore, e perciò l'amor cortese sorse, non in reazione alla pruderie o al patriarcato della Chiesa, ma ai costumi nuziali del periodo. A volte, la donna potrebbe essere una princesse lointaine ("principessa lontana") e qualche storia racconta di uomini che si innamorarono di donne che non avevano mai visto, solamente ascoltando la descrizione della loro perfezione, ma in genere non erano così distanti. Diventando l'etichetta dell'amor cortese più complicata, il cavaliere avrebbe potuto indossare i colori della sua donna: dove l'azzurro o il nero erano talvolta i colori della fedeltà; verde, probabilmente un segno di infedeltà. La salvezza, precedentemente relegata nelle mani del clero, adesso proviene dalle mani della donna a cui ci si lega. In alcuni casi, ci furono anche donne che componevano, le trobairitz, le quali esprimevano lo stesso sentimento per gli uomini.


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